Filmstudio. Sala 2. Giugno/Luglio 1980.
Era in corso di svolgimento una rassegna dedicata a Sergio Leone. Per il 24 giugno, in quell’occasione, si doveva svolgere un incontro con Sergio Leone e Ennio Morricone.
Per la relazione di apertura era stato invitato Tullio Kezich. L’incontro, per imprevista indisponibilità di Leone, non si poté fare. Tre giorni prima che terminasse la rassegna, il 10 luglio, prima dell’inizio dell’ultimo spettacolo (era in programma “Giù la testa”) vidi sbucare su via degli Orti D’Alibert Sergio Leone ed Ennio Morricone.
I due “geni” (mi sia consentito), a braccetto, puntavano lentamente verso il Filmstudio continuando la loro pacata conversazione.
Davanti all’ingresso del cinema, prima di entrare, Leone mi disse: “Stavamo facendo una passeggiata … abbiamo deciso di passare a farvi un saluto…”
Lo invitai ad entrare in sala, a salutare il pubblico.
Entrarono e, come fossero a casa loro, Leone e Morricone si portarono sotto lo schermo e si appoggiarono, uno di fronte all’altro, sui braccioli di due poltrone.
Quella sera tra il pubblico c’era anche un gruppetto di studenti del centro sperimentale. I ragazzi rimasero fortemente sorpresi. Sembrava che gli avessimo fatto uno scherzo.
Per rompere il ghiaccio, dopo qualche parola di circostanza, dissi a Leone e a Morricone di raccontarci come nascevano quelle incantevoli e suggestive magie di perfetta fusione tra musica ed immagine.
Cominciò Leone col dire qualcosa, sembrava che avesse fretta di esaurire l’argomento con una risposta sintetica.
Ma incappò in una osservazione di Morricone, che tese ad allargare il discorso e fare precisazioni.
Ribatté Leone con vari “tu non ti ricordi che…”, precisando a sua volta. A quel punto il dialogo fra i due cominciò ad avvitarsi.
Divenne una partita di ping-pong. Gli spettatori in sala, impietriti, per i due sembravano non esistere.
Andarono avanti fino a mezzanotte inoltrata. Il film in programma non venne proiettato. Nessuno protestò, nessuno del pubblico si mosse dalla propria poltrona.
Il nostro proiezionista di allora, Elio Grieco, che aveva disegnato l’immagine riportata sul programma di sala, anche lui si accomodò in sala a godersi quella indimenticabile lezione di cinema, regalataci cosi, all’improvviso, quasi per caso, da Sergio Leone e Ennio Morricone.
Racconto di Armando Leone
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