La commissione dei selettivi

“Il controllo non può mai essere un mezzo per ottenere un fine pratico.
Il controllo non è altro che un mezzo per ottenere un controllo maggiore.”

Pasto nudo – William S. Burroughs

Nel tenebroso cunicolo dell’attesa del nulla, nutriti gruppi di persone attendevano il responso degli Oscuri Notabili del Tempio.
Riuniti in numerosi consessi contrassegnati da acronimi e da sigle, si scambiavano frammentarie informazioni sulle decisioni del Gran Consiglio. L’ansia si mescolava alla paura e, come nel precario ondeggiare di una mandria smarrita, si attendeva il segnale ultraterreno che restituisse il pascolo all’ordine primordiale.

Molti anni prima ogni esemplare era stato numerato e a ciascuno affidato uno spazio a seconda della sua produttività.
Ciò che prima era prateria era stato trasformato in un grande parcheggio, ma sia ben chiaro, grande quanto potesse appena bastare per essere suddiviso in angusti recinti.
Tuttavia, per coloro che occupavano quegli spazi, le dimensioni delle aree racchiuse nelle staccionate non rappresentavano un problema. Il Gran Consiglio garantiva i denari con precise scadenze ed era questo e nient’altro ciò che contava.

Il fatto però che nell’ultimo anno dal Tempio non fosse arrivato quasi nulla, aveva diffuso nei recinti un’angoscia che stava attanagliando gli occupanti.
Aldilà dei confini che delimitavano questo immenso parcheggio, sembrava infatti stesse accadendo qualcosa.

A dire il vero, questo “qualcosa” era già successo da lungo tempo, ma nei recinti non c’era mai stato il motivo di occuparsene. I denari, negli ultimi anni, erano addirittura aumentati e non si era badato nemmeno alla produttività degli esemplari marchiati, a tal punto che alcuni di essi si erano dichiarati indipendenti. Era stato il Gran Consiglio a sancire il significato dell’indipendenza e ne aveva definito il regolamento.

Ma ora, in qualche luogo remoto dell’oltre frontiera, i Sovrani Imperiali, organismo supremo che controllava il Gran Consiglio, avevano stabilito che il parcheggio dovesse servire ad altro. Era giusto così, perché nel mondo della tecnologia ogni cosa deve servire.
Dai recinti si levarono grida furiose: NOI GIÀ SERVIAMO!– protestavano a gran voce – “IL GRAN CONSIGLIO CI HA NOMINATO INDIPENDENTI! RICORREREMO ALLA COMMISSIONE DEI SELETTIVI!”.

Un bambino, richiamato dai rumori che provenivano dal parcheggio, dopo essersi aggirato tra le reti dei recinti, domandò ai contestatori: “Cos’è il Gran Consiglio?”
E quelli: “Sono il Ministro, la Sottosegretaria, il Direttore”
Il bambino, spinto dalla curiosità, cercò di capire: “Chi sono questi signori?”
Dai recinti giunse una risposta: “Sono Sangiuliano, Borgonzoni, Borrelli e vivono nel Deserto delle Nebbie con intorno un immenso esercito di burocrati”
Il bambino non era stato ancora privato della sua fantasia e provava a immaginare questi personaggi ma non riusciva ancora a vedere nulla: “Ma li avete mai conosciuti? Li avete visti? Esistono davvero?”

Un silenzio lungo e pesante s’impadronì di quella radura brulla e asfaltata. Sui recinti calò una nube grigia e opprimente.

La voce di chissà chi interruppe il clima pesante che si era creato: ”TRA POCO VERRÀ NOMINATA LA COMMISSIONE DEI SELETTIVI! SARANNO SCELTI TRA LA NOSTRA GENTE E SICURAMENTE LORO ESISTERANNO! SONO GLI ESPERTI TRA GLI ESPERTI!”

In quello stesso momento, i recinti iniziarono a dissolversi nel nulla e il bambino si sentì sollevare da sotto le ascelle per essere caricato a bordo di una grande automobile nera.
In pochi minuti si trovò fuori dal parcheggio e poi su una strada sempre dritta che lo condusse in un gigantesco hangar pieno di luci colorate.
Una voce suadente gli dette il benvenuto nel fantastico Regno dei Sovrani Imperiali, quello dei Videogiochi e dei Cartoons.

In quell’universo di affascinanti suggestioni rimase per sempre e intorno a lui, in file ben ordinate, tanti indipendenti che aveva conosciuto nei recinti.
Tutti intenti a portare ai bambini del mondo le strabilianti giostre audiovisive, fatte di SerieTv, di Sequel, di Prequel e di Remake.
Tutti occupati in un infinito lavoro digitale, artificiale, multimediale. In cambio di compensi che arrivano dal nulla. Tutti perfettamente controllati dai Sovrani Imperiali.
In fila, straordinariamente evanescenti, in attesa di parlare con il direttore, col ministro e con la sottosegretaria.
Nel Deserto delle Nebbie.

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Il brano è liberamente ispirato alle “tre metamorfosi dello spirito” di F. Nietzsche: il cammello, il leone e il fanciullo.
L’accettazione e il peso delle vecchie tradizioni.
La rabbia feroce per liberarsene.
La creazione di nuovi valori grazie al ritorno allo stato di bambino.

Ci inceppiamo sempre sul terzo passaggio e carichiamo di pesi il fanciullo avvolgendolo di rabbia. Fino a rubargli il futuro.

Stefano Pierpaoli
21/08/2024